destionegiorno
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Non Sono Poeta... posso essere un momento... un’emozione... o uno sguardo e via... posso essere quello che leggi o quello che guardi... posso essere inchiostro di parole... e basta... per questo non sono Poeta... e mai lo sarò... se ti fermi al nero e non "vedi" il bianco, gli spazi ... (continua)
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si parla, si ascolta, si tace
e si mente
-sono single per scelta-
per salvarti il cuore, taci la verità
ma la leggi nei loro occhi
lo sai tu, lo sanno loro
sei sempre arrivata seconda
a qualcuno, a qualcosa
-adoro i bambini, ma quelli... leggi...
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non ho virtù
se non il peccato che ignori
quel colore in esubero
di una sinfonia stonata
nel giorno che non... leggi...
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sono solo
un numero
InfinitO
un otto
traverso
che... leggi...
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di fango vestita
saluta il giaciglio
di terra e lacrime... impastato
ha saziato la bocca di polvere
ha concesso tempo al suo dolore
ma imperterrito germoglio
fiera si innalza
di lei è noto il nome
non più il volto...
rimane... leggi...
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«Indignata... solo questo... che a distanza di anni non sia cambiato molto...» |
Inserita il 09/08/2013 |
Maria Rimedio Troncia
| ne manca Uno, non siamo Cento, ed ecco a voi il Malcontento
Novantanove è un'immensità, così ci chiaman per comodità
a passi lesti ci siamo mossi, con ali al cuore e nervi scossi
ma non dall'odio, non dalla rabbia, ma dalla spere di aprir la gabbia
ci hanno rinchiuso, silenzio dorato, che a peso d'oro abbiam pagato
siamo studenti, pensionati, mani operaie ma disoccupati
grande paese, un girotondo, non per noi ma per il mondo
e in giro andiam a cercar lavoro per assicurarci un futuro d'oro
l'oro c'è, questo è vero, è bello e tanto, ma non sincero
ed è per noi padre di rabbia, a esser d'oro è solo la gabbia
non la nostra, ma la loro, dove tengono il tesoro
accumulato, in tanti anni, di nonni e padri immani affanni
saremmo noi gli ereditieri, ma non dell'oro e di quegli averi
a noi ci dicono, che siam quelli, che il sacrificio farà belli
ma il sacrificio è solo il nostro, per conservare a loro il posto
guardare avanti, riverenti, olio di gomito, stringere i denti
ma quell'olio è mar d'inchiostro e il sacrificio è sempre il nostro
quante parole nelle leggi belle, dolci e buone caramelle
non siamo Cento, ne manca Uno, ma di certo non Nessuno
troppe facce e tanti nomi, sghignazzanti come gnomi
Stato, Scuola e Finanza, qui salassa la speranza
auto blu e privilegi, che per l'anima son sfregi
stanno li a confermare, che il tesoro può sfamare
non le masse, non le genti, ma le caste prepotenti
con decreti e bei condoni, lor si fanno lauti doni
manovrine a non finire ad ingrossar le loro spire
in tutto e niente onnipresenti, a rider poi dei deficienti
che siamo noi da questa parte, a dividerci le carte
Novantanove, non siam Cento, che stentiam nel malcontento
e i passi son di più, per noi Indignati di schiavitù
con fiori in mano e non con bombe, a marciare sulle catacombe
a urlare a loro e a tutto il mondo, che siamo stufi del girotondo
e se noi portiamo i fiori, cosa faranno lor signori
quelli belli e incravattati, contro noi ipotecati
umiliati a settanta anni a navigar nei magri affanni
ridon pure della massa, che lavora e che tartassa
studi e speri l'occupazione, ma sarà solo evasione
di cervelli, a loro dire, anche di corpi per non morire
in un paese che di sicuro, di silenzio vuole il futuro
siamo andati per urlare che in questa terra vogliamo stare
e se di passi ne servon cento, inizia ora, fammi contento
il mio e il tuo con premura, per sconfiggere la paura
di un domani molto incerto, che di passi ne brama cento
neanche quelli basteranno, se da padrone farà l'inganno
ti diranno sei nessuno, perché a quei passi ne manca uno
il mio o il tuo non si può dire, se la voce sapran zittire
ma se vorrai con me urlare, il sospeso potrem pagare
pochi passi ma incisivi, per rimanere almeno vivi
qui mi scuso per lo sfogo, sono parole, niente rogo
della massa Indignata sono figlia disoccupata
quel che cerco è un lavoro, senza pagarlo a peso d'oro
d'oro semmai vorrei il futuro, al riparo da un bel muro
quel muro alto di sobrietà, che ha solo un nome, e chissà
e se i passi sono cento, padri e figli al malcontento
qui ne manca sempre Uno, lo chiedo in resto a messer Nessuno
quel che chiedo è dignità, non morire di povertà
e non di pianto sarà quel muro, se a fare il passo sarà Nessuno
forse neanche di felicità, ma solo o almeno di Onestà |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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